HomeEditorialeBanche in fallimento, quali saranno le prossime

Banche in fallimento, quali saranno le prossime

L’S&P500 alla prova dell’eclisse  ‍
Un sondaggio di Gallup, svolto la scorsa settimana per raccogliere le opinioni dei cittadini americani sulla tenuta del loro sistema bancario, ha avuto risultati piuttosto preoccupanti.

La metà degli americani teme che i propri depositi bancari non siano più sicuri: questo dà origine ad una sostanziale imprevedibilità sul comportamento dei depositanti, che potrebbero scatenare, più o meno razionalmente, fenomeni improvvisi di Bank Run, prelievo di massa dei depositi e spostamento da una banca all’altra.

Tali ipotetici eventi favorirebbero anche l’afflusso di depositi verso banche sistemiche, giudicate più sicure, accelerando un processo che, riteniamo, potrebbe far parte di un piano preciso da parte della FED e, probabilmente, del governo americano.

La scorsa settimana, nella stampa finanziaria di tutto il mondo abbiamo trovato alert disastrosi a tutta pagina riguardanti due titoli bancari americani: parlo di PacWest Bancorp (PACW, Nasdaq) e Western Alliance Bancorporation (WAL, Nyse).

Malgrado apparentemente appaiate nei titoloni della stampa, le due banche hanno prospettive e caratteristiche molto diverse e ci portano a considerazioni interessanti per capire il livello di manipolazione in corso.

Prenderemo come riferimento, nella valutazione, anche due indici per confrontare le due banche: il ROA (rendimento sulle attività della banca) e il ROE (rendimento sul capitale proprio della banca).

PacWest incarna, senza dubbio, i timori dei cittadini americani.

L’azienda utilizza tutta la leva finanziaria disponibile per pompare il rendimento sulle proprie attività troppo basso in rendimento sul capitale proprio troppo elevato.

Si tratta di una strategia ad elevato rischio, che la rende estremamente esposta.

I primi 10 depositanti della banca, per di più, rappresentano il 9.1% dei depositi totali: ciò significa che un Bank Run di alcuni di questi soggetti può mettere in difficoltà la banca. Tutto questo, mentre i clienti della banca vengono sommersi dalle notizie di commentatori preoccupati per la sua sorte.

Il Consiglio di Amministrazione ha dichiarato pubblicamente che sta esaminando tutte le possibili soluzioni: e non ci sono dubbi che l’unica via di uscita è una vendita dell’istituto e la sua incorporazione… in una banca più grande… sarà un caso?

Molto diversa è la situazione di Western Alliance, trattata dai media in modo grossolano (o pilotato? tanto per avere un boccone amaro e uno buono da ingoiare da parte di qualcuno?), alla stessa stregua di PacWest.

L’azienda, mercoledì scorso, ha rilasciato un comunicato stampa che descriveva in dettaglio l’effettiva stabilità finanziaria della banca.

I depositi sono aumentati di $ 1.2 miliardi in questo trimestre, portando la cifra totale a 48.8 miliardi di dollari. Il consiglio ha deliberato un dividendo di 0.36 dollari per azione, invariato rispetto al trimestre precedente.

Quest’anno il titolo della banca ha perso circa il 60%, ma dopo il comunicato è sceso del 58% rispetto alla quotazione del giorno precedente. Un attacco speculativo un tanto a chilo.

Western Alliance ha fondamentali molto buoni, è certamente nell’area della buona gestione. Rendimenti sulle attività e rendimenti sul capitale proprio sono entrambi molto elevati e superiori a quelli della media delle banche americane.

Ma i media hanno parlato come gli speculatori, un tanto a chilo, demolendo il titolo.

Questo significa, nella sostanza, che Western Alliance è da considerare a rischio non tanto perché se lo meriti, quanto perché sembra che qualcuno sia stato o sia ancora interessato a sparargli contro.

Almeno altri tre istituti sono nell’area di rischio delle banche vicine al precipizio.

Zions Bancorporporation (ZION, Nasdaq) è una banca con 175 anni di storia, sede a Salt Lake City, città dello Utah, nei pressi del gigantesco lago salato che dà il nome alla città.

Nel 2022, la società ha perso 3 miliardi di dollari, con operazioni sbagliate sui titoli a reddito fisso: sostanzialmente l’ennesima vittima dell’aumento dei tassi, in un contesto di portafoglio troppo legato al passato e troppo condizionato dalla dormienza tendenziale dei manager bancari.

Dopo l’incorporazione di First Republic nel pancione illimitato di Jp Morgan, la Zions Bank ha ora la corona di essere la banca più indebitata del mercato azionario USA. Il titolo, quest’anno è sceso di circa il 57%.

Il cuscinetto di capitale è ridotto al minimo e impedisce di intraprendere attività a rischio che possano riguadagnare in salita la perdita rapidamente accumulata nella discesa del 2022.

Zions riuscì a sopravvivere alla crisi finanziaria del 2008, con 1.4 miliardi di fondi pubblici di salvataggio, dal governo degli Stati Uniti.

La Fed ha negato ogni aiuto alla Zions, mentre il tesoro degli Stati Uniti ha obiettivamente altri problemi in questo momento… così o si fanno vivi i privati, comprando con valutazioni di centesimi per tonnellata, come nel caso JP Morgan-First Republic, oppure sia chiaro che ora gli aiuti si danno solo agli amici stretti).

Altre due banche, di dimensioni più piccole, sono degne rappresentanti di un universo di banche regionali particolarmente cupo.

La prima è la Republic First Bancorp (FRBK, Nasdaq) – da non confondere con la citata First Republic, ormai andata.

La banca opera da Filadelfia e ha perso il 67% del suo valore di borsa quest’anno. Il rapporto prestiti/depositi è molto conservativo (48%), ma viene compensato con operazioni a leva sulla parte finanziaria a maggior rischio.

Anche in questo caso, ciò che poteva funzionare in tempi normali, oggi non funziona più: anche perché non funziona più la fiducia degli investitori verso questo modello strategico.

HomeStreet Inc. (HMST, Nasdaq), nota in precedenza come Continental Savings Bank, con sede a Seattle, ha visto le sue azioni precipitare dell’80% quest’anno.

La banca presenta vistose “Perdite non realizzate” nel portafoglio titoli (leggasi titoli svalutati a causa dell’aumento dei tassi) e una struttura di costi insolitamente elevata. Potrebbe essere la prossima candidata ad una corsa al ritiro di depositi.

Infine, citiamo First Horizon Corporation (FHN, Nasdaq): se non fossimo nel periodo difficile che stiamo vivendo, probabilmente fallirebbe ugualmente.

Dal 2022, sta lavorando per la fusione con TD Bank, che l’ha mollata, preferendo pagare 200 milioni di dollari di penale. Una scelta che per gli investitori è stato un pessimo segnale che ha ulteriormente polverizzato il valore di un titolo già depresso.

P.S.: Il 5 maggio, dalle 17.15, c’è stata una eclissi lunare di penombra, durata solo lo spazio di poche ore.

Il 5 maggio, l’S&P500 ha recuperato in una giornata ciò che aveva perso nei due giorni precedenti, andando a chiudere a 4150.

Da un punto di vista del mercato delle opzioni, volumi ed open interest sul livello 4150 delle call davano un chiaro segnale di resistenza molto difficile da rompere e il settlement su quel livello lo ha confermato in pieno.

Nel contempo, dal punto di vista grafico, il massimo di giornata è andato a toccare la linea superiore che proviene dal minimo del marzo 2009, più volte mostrata nei nostri webinar.

La figura che si è creata dalla barra del 31 marzo in poi è quella classica del megafono: con tre minimi successivi decrescenti e tre massimi successivi crescenti.

Da un punto di vista statistico dovrebbe crearsi con maggiore probabilità un massimo ulteriore crescente e poi una discesa che potrebbe essere importante. Cioè una espansione verso l’alto a cui fa seguito l’inizio di un ribasso rilevante.

Il massimo potrebbe essere questa settimana, intorno a mercoledì 10. Poi fase di temporanea lateralità e indugio sull’area dei 4150/4100.

E poi un ribasso che potrebbe durare a lungo, anche molte settimane.

Le variabili critiche sono quelle da noi citate ormai da almeno due mesi: debito del governo federale degli Stati Uniti, crisi delle banche (pilotata o no, conta poco), eventi bellici in improvvisa e sorprendente escalation con qualche elemento nuovo imprevedibile.

E’ una insalata che ci suggerisce molta prudenza, perché potrebbe rivelarsi difficile da digerire: e potenzialmente uno dei momenti peggiori del 2023.

Condividi con noi la Cultura finanziaria, clicca per abbonarti subito alla nuova edizione digitale settimanale di Traders’ & Investors’ Magazine perché la cultura batte i mercati: https://www.traders-mag.it/abbonamenti-traders/

“Dall’editoriale del numero 45/2023 di INVESTORS’ Magazine”

Maurizio Monti
Editore
Investors’ Magazine Italia

Social