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L’unica cosa che so è di non sapere

(editoriale del n.5/2016)

“Le previsioni sono molto difficili. Specie se riguardano il futuro” Niels Bohr

Nell’ultimo numero abbiamo tirato un sasso nello stagno torbido del sistema bancario italiano (ma non solo): di fatto la melma è sempre più melma e poco ancora si riesce a vedere del fondo del lago… “Chiare fresche e dolci acque…”: ma quando mai?

 

“Le previsioni sono molto difficili. Specie se riguardano il futuro” Niels Bohr

Nell’ultimo numero abbiamo tirato un sasso nello stagno torbido del sistema bancario italiano (ma non solo): di fatto la melma è sempre più melma e poco ancora si riesce a vedere del fondo del lago… “Chiare fresche e dolci acque…”: ma quando mai? Non riusciamo a veder più in là del nostro naso parlando del sistema bancario ma abbiamo forse certezze su tassi di interesse, inflazione e crescita economica? Riuscire a capire il “dove siamo” è già difficile, immaginatevi interpretare il “dove andremo”.

E questo numero -il numero “arancione” di INVESTORS’ con il colore del Kesa, l’abito dei monaci buddisti- ha proprio nel sapere di non sapere il messaggio che vuole lasciare ai lettori. L’incapacità di prevedere il futuro è oggettiva. Ma lo sforzo che tutti cercano di fare per far credere che il futuro possa essere previsto è encomiabile. In questo numero Marchese sviscera così il mondo delle previsioni delle grandi case di investimento sui rendimenti attesi per dimostrare cosa?

Non certezze su quanto riceveremo dai nostri investimenti ma soprattutto che nel prossimo decennio dovremo aspettarci rendimenti sensibilmente più contenuti che in passato. Bernardi invece presenta tecnicamente il calcolo dell’ ‘Expected Return’: è un’arma da conoscere professionalmente e oggettivamente utili.

E dal “Long term thinking” di Paolo Rossetto, attraverserete poi il mondo della saggezza finanziaria con un viaggio tra prezzo-valore-rischioperdita con Luciano Fravolini, incontrerete Bertelli che indica la via per bypassare le ansie del breve periodo ma Lixi lo incalza e con l’intervista alla Lusardi -numero uno al mondo nell’educazione finanziaria- scardina certezze e accusa l’ignoranza come una delle cause del nostro difficile rapporto con gli investimenti. Insomma ce n’è davvero da leggere. Tanto. Per riuscire a conquistare la felicità per gli investitori. Del resto se al monaco buddista chiedete cos’è la felicità la risposta è disarmante tanto quanto è calzante al “nostro” piede…

Ce la regala Matthieu Ricard, biologo molecolare ieri, dal 1978 monaco tibetano, definito ‘L’uomo più felice del Mondo’: “La felicità non è una successione ininterrotta di piaceri (i rendimenti di breve, anno per anno ndr). Non si può far dipendere la felicità da fattori esterni che si consumano e la rendono vulnerabile (quanti draw down definiti cigni neri ? ndr). La felicità autentica è uno stato mentale che rende capaci di gestire gli stati emozionali di gioia e di dolore allo stesso modo. Come il fondo del mare che resta uguale anche se la superficie si increspa di onde. Piccole. O enormi”.

Buona Lettura.


 

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