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Market movers dell’autunno – previsioni di Ofi AM

Quali sono i market movers di questo autunno?

Analisi di Jean-Marie Mercadal, Head of Investment Strategies OFI Holding e Eric Bertrand, CIO Ofi Asset Management

Questa estate è stata piuttosto tranquilla e positiva sul fronte finanziario. Gli indici azionari statunitensi hanno stabilito, ancora una volta, i record di tutti i tempi. A Parigi, il CAC 40 ha sfiorato il suo massimo storico, che risale a settembre 2000.

I mercati sono stati resistenti, spinti dalla ripresa economica e dai tassi d’interesse sorprendentemente bassi, nonostante alcune pressioni inflazionistiche. La tendenza positiva di fondo sembra quindi ben avviata, ma potrebbe essere interrotta da tre questioni: le politiche monetarie, la Cina e, ancora una volta, il Covid-19.

I guadagni delle imprese rilasciati quest’estate hanno superato di gran lunga le previsioni degli analisti, cavalcando una ripresa economica molto robusta alimentata, a sua volta, dai consumi e dagli investimenti che erano stati repressi durante le chiusure. Inoltre, le imprese hanno assunto un atteggiamento ottimista, nonostante le numerose difficoltà di produzione, che hanno fatto salire i prezzi e alimentato l’inflazione. Tutto questo ha perfettamente senso dopo mesi di chiusura economica. Ciò che ha meno senso è il motivo per cui i rendimenti delle obbligazioni rimangono così bassi per così tanto tempo, infatti i rendimenti a lungo termine sono diminuiti di altri 10 punti base quest’estate, stabilizzandosi intorno all’1,30% sui T-Notes decennali e a -0,40% sui Bund decennali. Questo indica un rallentamento dell’economia? Oppure, lo slancio positivo ha raggiunto il suo apice?

Come e quando finirà il sostegno monetario delle banche centrali?

I mercati temono quel giorno, dato che le politiche attuali stanno chiaramente gonfiando i prezzi degli immobili, ma non pensiamo accadrà presto. Secondo il presidente della Fed Jerome Powell non c’è nemmeno l’urgenza di alzare i tassi di interesse e questo potrebbe significare tassi monetari americani pari a zero per la maggior parte del 2022. Gli investitori hanno capito che non ha senso lottare contro la Fed, che ha risorse illimitate a sua disposizione, e i mercati sembrano essersi allineati con la convinzione della Fed che l’inflazione sia solo transitoria.

Inoltre, quando parliamo di pandemia, meno del 65% della popolazione mondiale è stata vaccinata e, soprattutto, solo il 10% circa del mondo emergente lo è stato (al di fuori della Cina). Alcuni esperti, infatti, ritengono che dovremo vivere ancora qualche anno con la possibilità di ondate successive di varie varianti, che richiederanno sempre più vaccinazioni e faranno calare il potenziale di crescita. Non abbiamo un’opinione definitiva su questo argomento, ma potrebbe avere un impatto economico e rendere gli investitori più cauti in caso di un’ondata di influenza questo autunno.

Nella zona euro invece, la ripresa dell’inflazione e dell’attività economica sta esercitando pressione sulla BCE. Varrà anche la pena di tenere d’occhio la stagione dei rapporti societari del terzo trimestre. I risultati del secondo trimestre sono stati eccezionali e gli analisti hanno reagito alzando aggressivamente le loro previsioni. Un eventuale rallentamento dello slancio nei risultati del terzo trimestre potrebbe cogliere i mercati in fallo.

In ogni caso, il mantenimento dei tassi di riferimento ai livelli attuali è, a tutti gli effetti, già deciso.

Cosa succede in Cina e come influisce sul resto del mondo?

La Cina sta mostrando seri segni di rallentamento, nonostante sia in anticipo sulla diffusione della pandemia. C’è stata anche la dura svolta “normativa” del governo cinese. La caduta in picchiata dei titoli di lusso a Parigi è un chiaro esempio dell’impatto che gli improvvisi cambiamenti politici della Cina possono avere sul resto del mondo.

La Cina sta infatti affrontando diversi problemi, al pari paesi occidentali:

– un basso tasso di natalità, che sta facendo calare la crescita a lungo termine e rende più difficile il finanziamento delle pensioni;

– la coesione sociale. La crisi ha anche esacerbato il già ampio divario tra ricchi e poveri. Il divario di ricchezza tende a dissuadere le giovani generazioni dall’avere figli in un momento in cui i prezzi delle case salgono alle stelle e dall’educare i figli per garantire loro un futuro. Tutto questo ha scatenato il movimento “lying flat” tra i millennials soprattutto, che stanchi delle stressanti condizioni lavorative, rivendicano il diritto a un lavoro dignitoso, in cui vengano riconosciuti loro diritti come persone, prima che lavoratori – e questo ha preoccupato il governo cinese;

–  la questione del controllo dei dati da parte dei grandi monopolisti tecnologici.

È attraverso questo prisma che devono essere osservati i trend che hanno spinto i prezzi delle azioni verso il basso per le grandi aziende tecnologiche, così come per l’istruzione privata e gli alcolici di lusso, per esempio.

Questa incertezza “normativa” potrebbe continuare a pesare sull’andamento del mercato a breve termine, anche se ci sono opinioni divergenti sulle azioni cinesi. Alcuni sono preoccupati per le crescenti e strutturali tendenze interventiste dello stato, credendo che possa trascinare verso il basso lo slancio economico basato sull’imprenditoria. Tuttavia, sono più numerosi gli esperti che continuano a vedere le azioni cinesi come un acquisto a lungo termine. Le recenti correzioni hanno abbassato le valutazioni su tutta la linea, e la Cina non può fare a meno della creatività del suo settore tecnologico se vuole essere competitiva rispetto agli Stati Uniti come parte della sua spinta ad acquisire supremazia e indipendenza. Allo stesso modo, a livello sociale il settore privato rappresenta quasi il 90% dei posti di lavoro urbani, e l’economia digitale quasi il 40% del PIL cinese.

Inoltre, le azioni cinesi saranno una componente maggiore dei portafogli internazionali, poiché avranno un peso maggiore negli indici, e diversi settori continuano a offrire un potenziale di crescita a lungo termine, tanto più che le autorità sembrano voler attirare più capitali internazionali.

In definitiva, finché i tassi d’interesse saranno “pilotati” e mantenuti molto bassi durante questa intensa fase di ripresa, le tendenze di fondo del mercato dovrebbero rimanere positive. Tuttavia, questo non impedirà fasi di alta volatilità che potrebbero essere generate dai parametri che abbiamo appena descritto.

 

Jean-Marie MERCADAL PRESSE                  Eric BERTRAND PRESSE

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