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“Più forti degli dei – la straordinaria storia del rischio”

L’articolo è stato pubblicato su Investors’ n.1/2016, ma è molto coerente con il tema di Investors’ n.4/2018, sulla gestione del rischio.

L’idea rivoluzionaria che definisce i confini fra i tempi moderni e il passato è il controllo del rischio, cioè la nozione che il futuro è più di un capriccio degli dei e che gli uomini e le donne non sono passivi di fronte alla natura”.

Poteva esser più facile trovare il libro per il primo numero di Investors’ del 2016?

No! No di certo!

Ecco allora questo: ”Più forti degli dei – la straordinaria storia del rischio”, di Peter Bernstein, economista americano, fondatore nel 1974 del Journal of portfolio management, nato a New York nel 1919 e morto sei anni fa.

F1) La copertina del libro nell’edizione originale

“Più forti degli dei” racconta la straordinaria avventura intellettuale che ha liberato l’umanità da oracoli e indovini tramite i potenti strumenti di gestione del rischio che sono a nostra disposizione oggi.
Fonte: The New York Times

La grande storia raccontata dal libro trova in quelle poche righe la scintilla che incendia la narrazione.

E’ un testo che ha proprio un suo posto sulla nostra scrivania: è la descrizione accurata dell’evoluzione del concetto di ‘rischio’, di quella sorta di liquido amniotico in cui tutti noi, consulenti, operatori ma anche semplici investitori e risparmiatori viviamo e traiamo nutrimento.

Più forti degli dei – la straordinaria storia del rischio” è un libro ‘datato’ che sugli scaffali delle librerie va ricercato con certosina pazienza

Bernestein lo pubblicò negli Stati Uniti nel 1996 con il titolo ‘Against the Gods’, e arrivò in Italia sei anni più tardi per i tipi del Sole24Ore.

F2) Peter Lewin Bernestein (1990-2009)

Storico economico e divulgatore molto seguito della teoria del mercato efficiente, che ha contribuito a cambiare il comportamento del trading a Wall Street. Bernstein ha pubblicato molti dei suoi più noti libri negli ultimi 20 anni della sua vita, tra cui il best-seller “Against the Gods: la storia straordinaria di rischio” (John Wiley & Son) nel 1996 e “Le idee di capitale: The Origini improbabili di Modern Wall Street “(free Press) nel 1991.

In questi libri ha abbracciato e spiegato la strategia di investimento conosciuta come la teoria del mercato efficiente. Piuttosto che privilegiare scelte dettate dallo stock picking, per B. gli investitori devono avere un proprio portafoglio sempre più diversificato: l’utilizzo di sofisticate equazioni matematiche, sviluppate nel mondo accademico, raggiungono l’obiettivo di misurare e gestire il rischio in modo statistico.
Fonte: The New York Times

Il contributo offerto da Bernestein nello studio e nella quantificazione del concetto di rischio, viene citato anche da Sharpe come “fondamentale” per la divulgazione del nuovo ‘modo’ di concepire l’idea stessa di investimento.

Sharpe sottolineava come: “Anche grazie a Bernstein siamo passati da ingenuo e casuale stock picking a guardare l’intero portafoglio nel contesto di come funzionano i mercati dei capitali” e sottolinea come “Il contributo di Peter Bernstein è stato fondamentale come interprete e comunicatore: ci ha certamente aiutato in modo decisivo a diffondere gli studi sulla finanza al di fuori dei salotti accademici.”

IL libro è inserito da Business Insider tra i venti testi che ogni operatore sui mercati dovrebbe aver letto…”L’inverno è sempre un buon momento per stare tranquilli al caldo, in casa e e recuperare qualche buona e ‘sana’ lettura sulla finanza.

Nel caso in cui vi siate persi qualcosa, abbiamo preparato un elenco di 22 opere classiche che ogni operatore finanziario dovrebbe leggere.

Questi sono i libri che hanno scandito il tempo del mondo finanziario e che troviamo nelle liste dei libri consigliati e letti dai professionisti stessi.

Gli argomenti trattati comprendono tutto, dagli elementi fondamentali per investire ai racconti che stanno dietro agli episodi più speculativi nella storia dei mercati finanziari”.

 

Più forti degli dei” è un caleidoscopio di immagini, storie, fatti e personaggi che si succedono sulla scena con una eccitante frenesia: li conosciamo già tutti, da Aristotele a Fibonacci, dal geometra Pascal al magistrato Fermàt, dai monaci di Port-Royal al taciturno Gauss, da William Sharpe a Keynes (e il suo Trattato sulla probabilità) da Markowitz a Kahneman e Tversky, da Treynor a Fisher Black e Myron Sholes.

Eppure veder i protagonisti salire, così, sul palcoscenico del libro uno dopo l’altro, uno logicamente concatenato all’altro, ci dà inaspettatamente una idea organica, una logica sequenza di cause-effetti nella storia dello studio del concetto di ‘rischio’ da creare una quasi ovvia ‘story telling’, un percorso animato e stimolante di cui non potremo più fare a meno.

La consultazione a posteriori vi diventerà quasi familiare, necessaria: nel rapporto con il lavoro quotidiano sarà uno degli elementi portanti, forse la chiave di volta, il supporto ovvio e naturale.

Ma conosceremo anche personaggi che nel frenetico incedere della storia, quella ‘ufficiale’ voglio dire, scandita dall’affacciarsi di Premi Nobel e Scienziati acclarati, erano rimasti nascosti nelle pieghe delle pagine (giustamente definite) fondamentali.

Eppure…

Ecco allora uscire da lì Girolamo Cardano, un personaggione cui dobbiamo anche la scelta della copertina d questo numero di Investors’.

F3) Girolamo Cardano (1501-1576)

“Cardano fu un medico vissuto nel XVI secolo. Le sue credenziali di giocatore incallito, anzi di un ‘fior di giocatore’, giustificherebbero da sole il fatto che egli figuri nella storia del rischio. Di fatto egli era estremamente versato in molti altri campi -mente ‘rinascimentale’ appunto- matematico appassionato e competente egli era il più famoso medico del suo tempo e il Papa come le famiglie reali d’Europa tenevano molto al suo parere”. Pubblicò 131 opere, i suoi scritti coprono un ampio ventaglio di argomenti, matematica, astronomia, fisica, medicina, la moralità e l’immortalità, trattano di scienza, filosofia ma anche di superstizione e religione”. (Bernstein -op.cit.)
Fonte: Beyandthirtynine.com

Cardano è un medico vissuto nel 1500, ma era soprattutto un giocatore di dadi.

Ciò che sorprende –scrive Bernstein- è che Cardàno sia così poco noto, giacché fu la quintessenza dell’uomo dei Rinascimento”.

Nel Rinascimento, il tempo della Firenze del Magnifico, un tempo di scultori e scienziati, pittori ed esploratori, dei Michelangelo e dei Leonardo, c’era chi come lui giocava spesso (forse troppo spesso) ai dadi e rimaneva incuriosito dalle ‘regolarità’ che con il passare del tempo e dei lanci finivano per emergere.

F4) Tiro di due dadi – Tabella delle probabilità

La tabella illustra la probabilità che con il lancio di due dadi il 7 esca come somma. Cardano per primo la descrive nel suo ‘Liber de ludo aleae’
Fonte: games.cwgds.com

Cardàno le descrive, queste regolarità, in un trattato che di fatto è un vero e proprio trattato sul gioco d’azzardo, dal titolo “Liber del ludo aleae” (il “Libro del Gioco dei Dadi”).

Badate alla …sottigliezza: aleae sta -è vero- per dadi, ma ha la radice indissolubile del termine ‘aleatorius’, che descrive eventi il cui esito è, appunto, incerto, aleatorio.

E non è questo che noi condividiamo ogni ora, di ogni giorno, di ogni settimana con i mercati, con i portafogli, con i clienti?

Vi aiuterà averlo sulla scrivania.

Ci accorgeremo così che ciò che citiamo ad ogni piè sospinto, ciò di cui leggiamo e sentiamo parlare quotidianamente con quasi ossessiva puntualità, è qualcosa che nel libro pare essere una… matassa già sbrogliata, un filo logico e paradossalmente semplice da seguire: anche se a priori parrebbe difficile da conquistare con un solo sguardo.

La straordinaria passione di Bernstein per l’argomento diviene una sorta di metronomo che scandisce e semplifica il ritmo della lettura e del racconto: in questo libro come in tutta la sua produzione letteraria e giornalistica ha cercato di spiegare cosa sia una strategia di investimento che oggi è universalmente riconosciuta come la teoria del portafoglio efficiente. Piuttosto che l’acquisto di singole azioni perché sembravano essere delle buone scommesse, per Bernstein gli investitori devono esser attenti a possedere il proprio portafoglio sempre più diversificato attraverso l’utilizzo di sofisticate equazioni matematiche, sviluppate nel mondo accademico, con l’unico obiettivo di affrontare in modo sistematico la misurazione e la gestione del rischio.

Ma negli ultimi decenni il grande affannarsi nel calcolo probabilistico si è trovato ad esser preso a spallate da quella che sarebbe divenuta una nuova asse portante delle teorie sul controllo del rischio: la finanza comportamentale.

Bernstein dedica un grande spazio all’avvento di questo epocale contributo alla sfida per essere ‘Più forti degli dei’. Verrete a sapere così che nel 1700 un certo Daniel Bernoulli (quello del paradosso di San Pietroburgo e del calcolo dell’utilità attesa) aveva anticipato Kahnemann e Tversky accendendo una prima luce sui comportamenti e le reazioni degli investitori piuttosto che sugli aridi numeri…“egli sostenne l’idea che al di là dei calcoli ‘la soddisfazione derivante da qualsiasi piccolo incremento di ricchezza sarà inversamente proporzionale alla quantità di beni posseduti precedentemente”. Con questa piccola affermazione dal sapore innocente di fatto Bernouilli spiega perché il re Mida era perennemente insoddisfatto, perché si tende ad essere avversi al rischio e perché i prezzi devono scendere per convincere i consumatori a spendere di più (…pensateci).

Un secolo dopo vi imbatterete in un altro personaggio nascosto sempre tra le pieghe delle pagine principali, Francis Galton(un cugino di Charles Darwin tutt’altro che raccomandabile per noi poveri mortali visto che saremmo caduti sotto la sua accetta atea, materialista quasi hitleriana della selezione della specie), che scoprì la regressione verso la media e che spiega perché “anche chi crede di saperla lunga prima o poi finisce con il fare la figura del cretino”, e perché “dopo il brutto viene il bello”.

F5) Sir Francis Galton

Sir Francis Galton (1822-1911) è stato un esploratore, antropologo e climatologo britannico e patrocinatore dell’eugenetica, termine da lui creato. Oltre a tale parola, ha lasciato alla scienza anche termini come anticiclone – in quanto si interessava anche di meteorologia – e regressione e correlazione.

Fonte: Galton.org

La “sua” Galton Board (http://www.math.uah.edu/stat/apps/GaltonBoardExperiment.html) una lavagnetta piena di chiodi piantati non casualmente, merita un approfondimento (in questo sito che citiamo lo trovate) e che vi aiuta a capire al volo le logiche della distribuzione normale e della ‘mitica’ gaussiana.

F6) La ‘Galton Board’

La macchina di Galton è un dispositivo inventato da Francis Galton per fornire una dimostrazione pratica del teorema del limite centrale e della distribuzione normale. Consiste in un piano verticale, sul quale sono piantati perpendicolarmente dei chiodi posizionati a forma di vertice di rombo. Da una fessura, posta in cima a tale piano, vengono fatte cadere delle palline (le quali, urtando i chiodi, si dirigono verso destra o verso sinistra). Sul fondo sono collocati dei contenitori cilindrici, dove le palline si depositano l’una sull’altra, formando delle pile. Al termine dell’esperimento, le altezze di queste pile assumono approssimativamente la forma di una curva a campana, tipica delle variabili casuali normali.
Fonte: Power Law blog

Ma la storia che viene raccontata dal libro è di fatto “contraddistinta da una persistente tensione fra quanti affermano che le decisioni migliori sono basate sulla quantificazione e sui numeri determinati dai modelli passati e quanti invece fondano le loro decisioni su giudizi più soggettivi sull’incerto futuro”.

Questa controversia non è mai stata risolta. La questione dipende da quanta importanza vogliamo dare ai numeri e oggi “i numeri vengono divorati con sorprendente voracità da computer sempre più famelici e che debbono essere nutriti con quantità sempre maggiori di cifre da masticare, digerire, risputare”.

Ed è proprio per giudicare in che misura gli attuali metodi impiegati per trattare il rischio siano un beneficio o una minaccia, un orizzonte sereno o oscurato da nuvole minacciose che dobbiamo conoscere tutta la storia dal bell’inizio.

… Eccoci qua allora, buona lettura!

 

Gabriele Turissini
Direttore responsabile di INVESTORS’ Magazine

 

 

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