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“Che cosa mi è lecito sperare?”

 

F1) Io e Caterina (1980 – regia di Alberto Sordi)
Un’immagine del film diretto da Alberto Sordi e uscito nel 1980: raccontava la storia di un uomo d’affari italiano, Enrico, che negli Stati Uniti vede all’opera un robot tuttofare con le fattezze di una cameriera (Caterina, appunto). Al rientro in Italia ovviamente la scelta di assicurarsi, a sua volta, le prestazioni della cameriera…
Fonte: newsclick.it


C’è una domanda di Immanuel Kant che mai come in questi momenti mi ritorna alla mente: “Che cosa mi è lecito sperare?”.  In un sistema che ormai cammina, corre, vola verso la robotizzazione può essere mai che non travolga anche il mondo del risparmio, le banche nel loro complesso, il sistema dei gestori e degli intermediari?  
Che cosa ci è lecito sperare nel nostro futuro professionale di Consulenti Finanziari? Che cosa ne sarà dei gestori di patrimoni? Saranno soppiantati dalla famosa ‘Caterina’ di Alberto Sordi (erano i primi anni ’80)? La cameriera creerà portafogli e asset allocation come dovesse preparare un manicaretto in cucina? Che cosa è lecito sperare per i risparmiatori, legati ormai ad algoritmi e calcoli piuttosto che a un rapporto ‘diretto’, coinvolgente in una parola ‘umano’?

Il FinTech che cerchiamo di declinare il questo numero di INVESTORS’ è davvero una delle componenti che maggiormente ci portano a dormire sonni… ‘meno’ tranquilli che in passato? Mah… personalmente ho un’idea radicalmente opposta e mai come in questo momento le risposte che troveremo in queste pagine sono concrete, direi utili, confortanti e per molti sicuramente ‘tranquillizzanti’.

Ritengo sia preferibile la disillusione amara al sapore dolciastro dell’illusione: sono convinto che ciascuno deve iniziare a pensare che gli anni a venire riscriveranno radicalmente i rapporti di forza anche nel “nostro“ mondo del risparmio.  Più noi saremo in grado di evitare le facili illusioni convinti che “in fin dei conti nulla cambierà” più saremo in grado di sfruttare appieno le potenzialità del FinTech, utilizzarle come strumenti di lavoro tanto utile quanto, credetemi, indispensabile.

Non potremo fare a meno di ‘lui’.  Anzi, lui sarà un compagno di viaggio quotidiano, insostituibile: non dobbiamo chiudergli la porta, dobbiamo aprirla, spalancarla. Ci semplificherà una volta per tutte il lavoro, assieme a ‘lui’ riusciremo finalmente a riprenderci il ruolo per cui siamo stati… creati… quello di essere pianificatori di soluzioni perché a generare i risultati saranno, finalmente, i nostri… ‘soci’ in affari.

                                                                                                                   Gabriele Turissini

 
 

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