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Il salto necessario

31 gennaio 2019 (editoriale del n.1/2019)

Guardavo Gianmarco Tamberi guatare quell’asticella a 2,32 (duemetrietrentaduecentimetri) nell’arena infuocata di Glasgow, dove si stava giocando uno dei titoli più prestigiosi dell’atletica leggera: quello del salto in alto. L’uomo ha sempre voluto sfidare la forza di gravità, e quel salto che per Gimbo Tamberi voleva dire il titolo di ‘Campione d’Europa’, era l’ennesima sfida dell’uomo contro le leggi della natura, che lo vogliono invece coi piedi ben piantati a terra. Lo guardavo e pensavo alla copertina e al ‘tema’ di questo numero di Investors’, questo ‘salto’ in avanti che mai come questa volta rappresenta una ‘sfida’ alle leggi della natura che per anni hanno accompagnato il rapporto tra risparmiatori e ‘prodotti’, tra chi il risparmio se lo è guadagnato negli anni a fatica e coloro (gli intermediari) che devono ‘accompagnare’ quello stesso risparmio sul mercato per renderlo produttivo e al contempo ‘fruttifero’.

È sempre stato un rapporto diciamo poco trasparente, in cui il ‘CHI FA COSA’ veniva sacrificato sull’altare degli interessi di parte, sul dribbling stretto alla Maradona su caricamenti e costi, sulla voluta (?!?) mancanza di ‘educazione finanziaria’, sulla necessità di far raccolta anteponendo la necessità di ‘raccogliere’ a quello degli obiettivi dei clienti, alla loro propensione al rischio, anteponendo i prodotti ‘a capitale garantito’ (che lavorano per mettere a suo agio la pancia del cliente) a quelli legati all’investimento vero e proprio che nella volatilità e nel tempo hanno i carburanti per realizzare performance ben più consistenti (che chiedono però tanta ‘testa’ e tanta ‘gestione delle emozioni’).

È ora: dobbiamo fare il salto! Ora o mai più. Rubo a Gabriele Galletta il passaggio finale del suo pezzo che vi invito a leggere e rileggere: “Ecco, allora, due questioni fondamentali in un progetto di investimento: 1. Ridurre il rischio del cigno nero nel breve periodo, in un modo o in un altro. 2. Proiettarsi all’investimento azionario, soprattutto nel lungo periodo (l’economia nel Mondo crescerà, checché ne pensiate). Quindi, non esiste una strategia ideale PER TUTTI: esiste la strategia ottima per ognuno di noi, che però deve raggiungere quei due obiettivi. Questa dovrebbe essere consulenza. Esistono i portafogli perfetti per ognuno di noi che rispettino, date le condizioni esterne, quelle due condizioni”. Ma la sintesi la trovate anche nelle parole di Ghittoni, che riassumono tutto questo ’SALTO DI QUALITA’ che pare ad una altezza impossibile da raggiungere per noi ‘umani’… DUE metri e TRENTADUE centimetri che comunque dobbiamo superare chiedendoci e chiedendo ai clienti: “cerchi una consulenza d’investimenti o un consulente per l’investitore?

A prima lettura (l’investitore) potrebbe pensare che lo prendiamo in giro con uno scioglilingua, ma in realtà dobbiamo capire se da noi cerchi un extrarendimento oppure la guida che lo accompagni nella pianificazione delle risposte ai suoi bisogni”. Insomma guatiamo assieme, clienti e consulenti, quel salto sopra quel 2,32 della MiFID II ma anche sopra tutti i problemi che in questi ultimi anni (crisi Lehmann, fallimenti bancari, buoni ultimi i ‘luccicanti’ diamanti) hanno minato le fondamenta stesse del rapporto clienti-mondo del risparmio. “Come si può riconquistare la fiducia nell’industria del risparmio?” si chiede e ci chiede Ruggero Bertelli,“Uno dei punti è agire sulla governance dei prodotti affinché essi incorporino gli interessi dei clienti. Il consulente è fondamentale per la riconquista della fiducia dell’investitore nell’industria della gestione del risparmio.

Non può agire da solo e deve essere coerente. Deve crederci. È anche un problema di ruolo. Conoscenze e competenze sono da spingere al massimo. Un dominio dei mercati e dei prodotti che consente al consulente di orientare il cliente verso le soluzioni corrette, senza incertezze”. Noi di Investors’ siam qui, pronti a darVi una mano.

Gabriele Turissini

 
 

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